LI STRAZZATE

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strazzatQuesta è una delle storie che raccontano la fortuna del cibo degli antichi, prodotto in un epoca in cui bastava un po’ di farina ottenuta dai propri campi per sfamare le tipiche famiglie numerose di un tempo. L’alimento di cui si parla, oggigiorno in tutto il mondo è battezzato col nome di «pizza», ma, secondo i nostri costumi, pare che «pizza» significhi un’altra cosa qui in paese.
Si narra, dunque, della strazzata fatta nel forno e impastata con le proprie mani. Lasciamo perdere quella più comune condita con olio, sale e peperoncino, oppure quella fatta con il pomodoro, un po’ d’aglio e origano profumato. Tralasciamo anche le focacce farcite di uova, toma e salsiccia, eppoi quei calzoni, belli piccanti, con le bietole, finocchio e uva sultanina. Vogliamo invece ricordare solo la strazzata fatta con lo strutto, stesa e rimpastata più volte, a sfoglia a sfoglia, che nessuno fa più nemmeno se lo spari.

Il motivo dell’abbandono di tali usanze è attribuito alla scienza dei medici, i quali ce l’hanno per forza con il lardo, lo strutto e il guanciale. Non si è compreso bene che tipo di veleno abbiano trovato nel grasso dei maiali e dei bovini, si è capito solo che malauguratamente faccia fermare il sangue e faccia venire l’infarto.
Quando ancora nessuno sapeva tutte queste cose, si cresceva forti, robusti e felici con gli effetti del grasso, infatti, una volta che la pasta era lievitata per bene si prendeva e si rimpastava con alcuni cucchiai di strutto, dopo si stendeva una sfoglia rotonda e si ungeva nuovamente con le mani ingrassate, poi si piegava e si stendeva di nuovo per altre quattro, cinque e più volte di fila. Infine, la si sistemava nella tortiera spolverandola con alcune manciate di formaggio grattugiato. Vedevi poi che roba ne usciva… se la mangiavi appena sfornata tutto vestito salivi in paradiso… Stranamente a nessuno veniva alcun malore, si viveva bene e contenti fino a cento anni (sicuramente perché la strazzata era uno dei rari alimenti che passava il convento).

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