Il Percorso - Postazione 16 17 18

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Postazione 16 e 17

Postazione 16 e 17Tra gli avvenimenti di maggiore importanza sociale e storica dell'Ottocento sanchirichese, non potevamo non riservare una particolare attenzione alla figura illustre di Pasquale M. Bentivenga, arciprete di San Chirico Raparo sin dal 1811 e fondatore della Chiesa Madre dei SS.Apostoli Pietro e Paolo, dell'Orfanotrofio, del Conservatorio delle Convittrici di Gesù, della Congregazione dei Missionari di Maria SS. del Buon Consiglio e della Casa di Carità.
Della Sua prolifica opera benefica intendiamo ricordare la genesi della sua casa di orfani, che ebbe la primigenia collocazione nella di lui diretta abitazione, coadiuvato dallo spirito caritatevole materno di Angela Maria Di Serio , sua genitrice.
A quella storia caritatevole, avviata con i primi bambini abbandonati dei vicoli del borgo, abbiamo associato anche la fondazione della Congregazione dei Missionari del Buon Consiglio , unico ordine missionario lucano ufficialmente riconosciuto dalla Santa Sede. D. Giovanni Salerno da Terranova ne fu il principale sostenitore impegnato a divulgare anche in Terra di Calabria il messaggio di carità del Fondatore.
Postazione 18
Postazione 18Con il brigantaggio la storia regionale della Basilicata conosce una caratterizzazione particolarmente controversa: movimento politico o fenomeno meramente delinquenziale?
Il “borgo” non ha il compito di svelare dilemmi, né ritiene di poter accertare verità storiche irrimediabilmente condizionate da diverse posizioni, anche di ordine politico.
Crediamo che le cronache abbiano ampiamente documentato le vicende e l'inedito dei fatti briganteschi che proponiamo nella finestra seguente ci sembra esauriente nella comprensione dell'evento.

Di certo, crediamo che, a prescindere da ogni verità storica, il brigantaggio fu movimento di rabbia e rivolta di “cafoni” e “popolani” desiderosi di un riscatto sociale, identificato in ideale nazionale. Le irrimediabili contaminazioni costituiscono un dato di fatto incontrovertibile che non può comunque mutare la presa d'atto complessiva di un fenomeno storicizzatosi in tutte le sue forme e divergenze.
L'immagine che il borgo offre è quella di alcuni “capi-massa” sanchirchesi con preminente riguardo a Giuseppantonio Cicchelli e compagni facenti capo a quella particolare forma di brigantaggio meridionale legato alla rivolta di contadini contro i “galantuomini”, i borghesi proprietari di terre, intersecatosi con la “rivolta delle plebi cattoliche contro i francesi

Approfondimento
Fatti briganteschi verificatisi in San Chirico Raparo e nel suo territorio
così come narrati da una cronaca del 1812
Da una nota a firma del Sindaco Prospero Viaggiano in data 28 marzo 1812, indirizzata al Sr. Cav.re Colonnello Amato Commendatore dell'Ordine Reale delle Due Sicilie, Comandante dell'Isole della Dritta del Golfo di Napoli, si ricavano le seguenti informazioni riepilogative riguardanti il Capo brigante Giuseppantonio Cicchelli e Comitiva.
La cronaca evidenzia prioritariamente come nel mese di luglio del 1806 “il Prete D. Saverio Cantore Durante ” col pretesto di celebrare la novena di Santa Sinforosa, aiutato da circa quindici cittadini “del basso ceto…si pose alla testa di questi Armati, proclamò la Rivoluzione avverso del Re già presente Giuseppe Napoleone, intimando ad ognuno di gridare ‘Viva Ferdinando' la di cui bandiera conservatasi da lui fin dal 1799, situò sulla cime di una Cappella detta S. Anna, vicino la Piazza ”. Alla insorgenza del Durante fece risposta la reazione di alcuni cittadini fedeli al Re riuscendo ad ammazzare due ribelli, a rimuovere la bandiera ferdinandea e a mettere in fuga i ribelli che, però, rifugiatisi nel vicino comune di Fardella dove riorganizzarono la Massa dei rivoluzionari unitamente a quella di Latronico per ricondursi nuovamente verso San Chirico.
Quivi giunti, con scorribande violente, fecero esercizio di scontri cruenti con i difensori del regime, che riuscirono ad attestarsi sul Castello a difesa dell'abitato.
La banda capeggiata dal Durante rinunciò all'assalto solo dopo aver accettato una lauta “mangia economica” e lo steso, dopo essersi rifugiato a Scalea passò in Sicilia per la dimora presso un fratello.
Un'altra metà della “massa” radunata da Durante restò in campagna con un certo Giuseppantonio Cicchelli, il quale dopo essersi pentito beneficiando dell'amnistia nel dicembre del 1808 si riconvertì nuovamente al brigantaggio unendosi ad una Comitiva di Spinoso e si rifugiò anch'egli in Sicilia, per godere della protezione del Durante.
Frattanto si erano formate nuove bande capeggiate dal famoso Donatiello di Castel Saraceno, di Silvestre Costantino di Roccanova, e quella di Peppino Pecora di Viggiano che consumavano le loro scorribande nelle contrade dette Matina, Montagna, Difesa di Caliuvo e Caccia. Si macchiarono di atroci reati: violenze alle donne, omicidi, saccheggi, incendi e distruzioni di ogni sorta.
Nel marzo del 1810, il Cicchelli fece ritorno dalla Sicilia rifugiandosi in una masseria delle Manche, da cui diramò i “Proclami di Moliterno”, ricongiungendosi poi alle citate bande per fissare il proprio Quartier Generale nelle Matine, nella masseria del cognato Vito Domenico Aloisio, strettamente coadiuvato da altri due paesani: Vincenzo Paladino d'Eustachio e Vincenzo Cervino detto Cozzitella. Quivi riceveva anche continue visite dalla mamma Sinforosa Fumo.
I collaboratori più stretti del capo brigante erano: un tal Giuseppe di Gesenzio Monteleone; Miche Furno alias S. Pietro fratello cugino del Cicchelli; Andrea Castaldi al. Cacavizzulo pastore della Matina; Francesco Paolo Cocchiavale al. Mustazza, vaccaio, e Domenico d'Antonio Furno, anche esso pastore, oltre Sinforosa Cocchiarale al. Pilata.
Il 20 giugno 1806 fu tradito da Pasquale Serio di Domenico il quale però, sfortunatamente, non riuscì a portare a compimento il suo disegno e dopo otto giorni fu barbaramente sgozzato.
La cronaca narra anche che il 10 dicembre 1810 un Tenente di Truppe con trenta uomini giunse a San Chirico per contrastare le azioni della Massa Cicchelli riuscendo a imprigionarne quattro Il 3 febbraio 1812 venne in San Chirico il S.r Tenente Bodinot con circa ottanta uomini inviati dal Capitano Gonnet per sopprimere il brigantaggio in più circondari sotto la direzione del Colonnello Amato, riuscendo però a imprigionare soltanto i collaboratori del Cicchelli.
Il 13 febbraio la banda del Cicchelli fu individuata in una zona impervia ai confini della Matina e, dopo scontri a fuoco nei quali perirono almeno quattro cittadini di San Chirico, la banda riuscì a retrocedere rifugiandosi tra Roccanova e Castronuovo.
La Commissione di Lagonegro condannò a morte Orazio Aloisio e Vito Domenico Aloisio per aver partecipato alle azioni brigantesche del Cicchelli facendoli giustiziare nel marzo dello stesso anno.
Altri carcerati e giustiziati a morte furonoil Sacerdote D. Angelo Danza, Domenico e Giuseppe Cocchiarale .
Il Cicchelli fu finalmente giustiziato la mattina del 14 giugno 1811.

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